martedì 19 maggio 2020

Un rito per Molti e per Nessuno

Verso lo straniero non c'è diffidenza. Spesso gli è offerto un vudù di facciata mentre gli è preclusa la partecipazione alla cerimonia di iniziazione, riservata ai soli adepti. Fino a 30-40 anni fa la pratica del vudù era nascosta. Poi attraverso la pittura, la scultura e la musica molti elementi del vudù hanno iniziato a circolare più liberamente. Il turismo in questa regione è in crisi da circa 20 anni. Ma verso lo straniero non c'è diffidenza. Spesso gli è offerto un vudù di facciata e gli è preclusa la partecipazione al rito di iniziazione, riservato ai soli adepti. Una cerimonia può durare dalle otto di sera fino alle due di mattina. I curiosi possono assistere alle prime fasi, ma, come accadeva anticamente, il cuore della cerimonia è riservato agli iniziati.

L'iniziazione
E' una forma di preparazione mentale. Si svolge in un ambiente protetto (Djevò) e dura circa sette giorni durante i quali agli adepti sono trasmessi i segreti del vudù.

La cerimonia vudù
La cerimonia pubblica inizia con l'invocazione del Grande Maestro (Dio) da parte del sacerdote che può essere un uomo (ougan) o una donna (manbò). Al centro del tempio vudù c'è un palo (poto mitàn), che come l'albero simboleggia l'incontro tra lo spirito e la materia. Forma una croce ed è usato dalle divinità per entrare in contatto con gli uomini e la terra. L'officiante versa sul terreno del liquido, poi lo beve e lo offre agli iniziati. Si tratta di liquore, di vino o di semplice acqua. Come nel sacramento dell'eucaristia nel rito cattolico, serve a creare una comunione con gli spiriti (Loa).

Il liquido deve risvegliare le anime degli antenati, perciò si versa sul terreno. Il sacerdote quindi traccia sul suolo i vevè, con farina di grano o di mais, con cenere di legna o polvere di foglie per esercitare una costrizione sulle forze sovrannaturali affinché si manifestino. Sono disegni geometrici che simboleggiano le forze astrali del loa, quasi sempre sinuose e circolari, perché il cerchio rappresenta l'uomo. Allora iniziano i canti e le danze, la parte folkloristica del rito. Questa fase può durare anche alcune ore. Finché gli spiriti invocati dai preti si manifestano. E' il momento più segreto del rito, quello al quale non è permesso agli estranei assistere.

La trance
Gli spiriti, i Loa, sono le potenze della natura associate ai santi cattolici che si ricongiungono alla materia in un momento catartico, terminato il quale il corpo degli iniziati è sfinito e privo di energie.
La trance è un gioco di ruolo. Si dice che la persona è "cavalcata", perché il loa la usa come mezzo per manifestarsi. Chi vive questa esperienza si trasforma e, come se fosse ipnotizzata, assume i movimenti e gli atteggiamenti della divinità dalla quale è posseduta. Il loa-serpente Damballah farà strisciare il suo "cavallo" (così è indicato chi è in stato di trance). Mentre la vanitosa Erzulie Freda suggerirà movimenti seducenti, come quelli di chi si accarezza i capelli. Tutto questo accade mentre il prete pronuncia formule in lingua latina, francese, creola, africana… queste ultime sono incomprensibili anche per gli haitiani. I "cavalcati" iniziano a parlare "il linguaggio", la lingua degli avi di cui si è perso il significato.
Le origini sono lontane: allora gli schiavi lavoravano senza riposo tutto il giorno, e quando arrivava la sera avevano bisogno di dimenticare la realtà in cui vivevano. Il vudù era per loro uno sfogo, mentre con la mente andavano al momento del ritorno in patria, nella lontana Africa.
Oggi "il linguaggio" è una lingua segreta dai contorni magici.

martedì 28 aprile 2020

La magia degli antichi animisti

La magia africana ha origini antichissime e i suoi rituali odierni sono il risultato della commistione tra la religione cattolica e il culto animista.
Grande importanza nei rituali africani è la presenza dello stregone (sciamano) che ricorre alla magia e alle pratiche connesse alla terra per provvedere ai bisogni del suo villaggio.
Al centro della magia africana ci sono delle divinità che compongono il pantheon vuduista; un altro elemento importantissimo è il culto dei propri avi che influenza molto le ritualistiche.
La magia africana è basata su fenomeni di trance dove l'uomo diventa il messaggero del divino.