Verso
lo straniero non c'è diffidenza. Spesso gli è offerto un vudù di
facciata mentre gli è preclusa la partecipazione alla cerimonia di
iniziazione, riservata ai soli adepti. Fino
a 30-40 anni fa la pratica del vudù era nascosta. Poi attraverso la
pittura, la scultura e la musica molti elementi del vudù hanno iniziato a
circolare più liberamente. Il turismo in questa regione è in crisi da
circa 20 anni. Ma verso lo straniero non c'è diffidenza. Spesso gli è
offerto un vudù di facciata e gli è preclusa la partecipazione al rito
di iniziazione, riservato ai soli adepti. Una cerimonia può durare dalle
otto di sera fino alle due di mattina. I curiosi possono assistere alle
prime fasi, ma, come accadeva anticamente, il cuore della cerimonia è
riservato agli iniziati.
L'iniziazione
E' una forma di
preparazione mentale. Si svolge in un ambiente protetto (Djevò) e dura
circa sette giorni durante i quali agli adepti sono trasmessi i segreti
del vudù.
La cerimonia vudù
La cerimonia pubblica
inizia con l'invocazione del Grande Maestro (Dio) da parte del sacerdote
che può essere un uomo (ougan) o una donna (manbò). Al centro del
tempio vudù c'è un palo (poto mitàn), che come l'albero simboleggia
l'incontro tra lo spirito e la materia. Forma una croce ed è usato dalle
divinità per entrare in contatto con gli uomini e la terra.
L'officiante versa sul terreno del liquido, poi lo beve e lo offre agli
iniziati. Si tratta di liquore, di vino o di semplice acqua. Come nel
sacramento dell'eucaristia nel rito cattolico, serve a creare una
comunione con gli spiriti (Loa).
Il liquido deve risvegliare le anime degli antenati, perciò si versa sul terreno. Il sacerdote quindi traccia sul suolo i vevè,
con farina di grano o di mais, con cenere di legna o polvere di foglie
per esercitare una costrizione sulle forze sovrannaturali affinché si
manifestino. Sono disegni geometrici che simboleggiano le forze astrali
del loa, quasi sempre sinuose e circolari, perché il cerchio
rappresenta l'uomo. Allora iniziano i canti e le danze, la parte
folkloristica del rito. Questa fase può durare anche alcune ore. Finché
gli spiriti invocati dai preti si manifestano. E' il momento più segreto
del rito, quello al quale non è permesso agli estranei assistere.
La trance
Gli spiriti, i Loa,
sono le potenze della natura associate ai santi cattolici che si
ricongiungono alla materia in un momento catartico, terminato il quale
il corpo degli iniziati è sfinito e privo di energie.
La trance è
un gioco di ruolo. Si dice che la persona è "cavalcata", perché il loa
la usa come mezzo per manifestarsi. Chi vive questa esperienza si
trasforma e, come se fosse ipnotizzata, assume i movimenti e gli
atteggiamenti della divinità dalla quale è posseduta. Il loa-serpente Damballah farà strisciare il suo "cavallo" (così è indicato chi è in stato di trance).
Mentre la vanitosa Erzulie Freda suggerirà movimenti seducenti, come
quelli di chi si accarezza i capelli. Tutto questo accade mentre il
prete pronuncia formule in lingua latina, francese, creola, africana…
queste ultime sono incomprensibili anche per gli haitiani. I "cavalcati"
iniziano a parlare "il linguaggio", la lingua degli avi di cui si è
perso il significato.
Le origini sono lontane: allora gli schiavi
lavoravano senza riposo tutto il giorno, e quando arrivava la sera
avevano bisogno di dimenticare la realtà in cui vivevano. Il vudù era
per loro uno sfogo, mentre con la mente andavano al momento del ritorno
in patria, nella lontana Africa.
Oggi "il linguaggio" è una lingua segreta dai contorni magici.
magia africana
martedì 19 maggio 2020
martedì 28 aprile 2020
La magia degli antichi animisti
La magia africana ha origini antichissime e i suoi rituali odierni sono il risultato della commistione tra la religione cattolica e il culto animista.
Grande importanza nei rituali africani è la presenza dello stregone (sciamano) che ricorre alla magia e alle pratiche connesse alla terra per provvedere ai bisogni del suo villaggio.
Al centro della magia africana ci sono delle divinità che compongono il pantheon vuduista; un altro elemento importantissimo è il culto dei propri avi che influenza molto le ritualistiche.
La magia africana è basata su fenomeni di trance dove l'uomo diventa il messaggero del divino.
Grande importanza nei rituali africani è la presenza dello stregone (sciamano) che ricorre alla magia e alle pratiche connesse alla terra per provvedere ai bisogni del suo villaggio.
Al centro della magia africana ci sono delle divinità che compongono il pantheon vuduista; un altro elemento importantissimo è il culto dei propri avi che influenza molto le ritualistiche.
La magia africana è basata su fenomeni di trance dove l'uomo diventa il messaggero del divino.
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